ZANOTTI Renato Bologna


Il compianto Giuliano Preda non scherzava affatto quando decise di continuare la produzione della doppietta Zanotti. Non qualcosa di vagamente somigliante, ma che fosse proprio come quella costruita da un maturo Giacinto e portata a perfezione dal figlio Stefano. Un fucile uguale, sino all’ultima vite, a quello dei Vecchi della scuola bolognese.

La creatura Zanotti si era confrontata, fra le due guerre mondiali, con la migliore produzione europea e si doveva mantenere questa dignità anche in tempi recenti, quando il testimone  passava nelle mani di Giorgio Simoni. Nessuna scorciatoia, nessuna comoda alternativa; la doppietta quella era stata, nell’Età dell’Oro, e tale doveva rimanere.

Natale Fabbrizioli, lasciato libero da scelte altrui, ha inciso sull’acciaio una visione naif di grande potenza evocativa. Una intricata selva, nata dalle fauci di un mostro, si distende su tutta la bascula con instancabile energia. Fra la vegetazione, un cervo tenta di resistere all’assalto dei cani, dal fitto irrompono i cinghiali in fuga, in alto un rapace mostra il suo profilo grifagno.


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