FABBRIZIOLI


I FABBRIZIOLI  armaioli in Rimini

Natale Fabbrizioli ci dice che suo babbo, Mario, cominciò a costruire fucili nel 1912, a Macerata Feltria. Da chi avesse imparato il mestiere resta domanda senza precisa  risposta; aveva lavorato a Liegi, frequentava Nicolas Lajot. Parco di parole,  Natale par rincorrere ricordi del secolo trascorso da quell’inizio e sorride. Forse pensa a questa sua Terra che, da Bologna a Pesaro, a nord e a sud dell’Appenino Tosco-Romagnolo ha nutrito maestri armaioli capaci, da tempi remoti, di creare splendide armi da fuoco. Anche Rodolfo Cosmi era di Macerata Feltria; faceva il falegname ed ha inventato “il Cosmi”. Sarà l’aria di quelle parti?

Mario si trasferì a Rimini attorno al 1928 e crebbe accanto alla morsa i tre figli  Federico, Celio e Natale. Dalle mani dei Fabbrizioli sono usciti, tra doppiette e sovrapposti, circa seicento pezzi.

Nelle doppiette sono evidenti le  caratteristiche della produzione romagnola; l’archetipo di Giacinto Zanotti, ben compreso e personalizzato per quanto possibile. Nel sovrapposto, questi artefici, potendo operare su qualcosa di più “nuovo” ed in  parte ancora da esplorare, sono riusciti a concretizzare le loro singolari capacità.

Natale incarna, e avviene raramente, la figura dell’ armaiolo completo. L’abile meccanico capace di ben costruire e l’artista che sa “anche” decorare l’opera sua. Come  gli Antichi della sua terra.

Alla domanda sul come, risponde che non è difficile, che ci vuole tempo e pazienza, che bisogna avere in testa quello che si vuol fare. Dipende anche dal committente. Un po’ celia, un po’ non vuole scoprirsi. Son cose intime.

Ci ha lasciato, anche su fucili di altre Case, “inglesine” finissime, scene di caccia e favole  raccontate con fantasia evocativa. Autodidatta, ha saputo apprendere da tutti e mantenersi personale.

Ci par di vederlo, mentre studia, nel Tempio di Rimini, gli Angeli Musicanti che Agostino di Duccio aveva scolpito per Sigismondo Malatesta. Scene di affascinante eleganza, che Natale trasferirà sull’acciaio; omaggio quello al signore di Rimini, omaggio questo alla città di adozione.